Incatenati alla distribuzione
Abbiamo ricevuto proprio pochi minuti fa la pubblicità del sito della Rizzoli per la vendita diretta con il 25% di sconto di vari libri, fra cui l'interessante ma furbetto (come il protagonista) 'Preferisco la Coppa', scritto da Alessandro Alciato per conto di Carlo Ancelotti. Non abbiamo ovviamente affari in corso con la Rizzoli, l'unico libro che ci interessa vendere è il nostro (http://www.laltramilano.com/ se morite dalla voglia di sapere di cosa si tratta), però ricompreremo il libro ancelottiano per un regalo. Ma quello che ci interessa sottolineare è lo sconto, che è notevole ma che per l'editore è sempre un vantaggio. Per due motivi, noti a molti ma non a chi crede che gli esseri umani siano buoni: 1) Prende i soldi subito e da un privato sicuramente solvibile, in un mondo di farabutti che pagano a 90 giorni (da intendersi 115, l'ultimo trucchetto è questo) fine mese data fattura non è una cosa da poco; 2) Lascia al suo destino l'ottocentesco circuito librario, che si mangia oltre il 60% del prezzo di copertina (30% al distributore e 30% alla libreria, grosso modo). Viva la vendita diretta, come ci ha insegnato quel noto giornalista televisivo che vendeva personalmente i suoi libri (o qualcosa di simile) vicino alle casse del Carrefour insieme all'editore-truffatore.
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31 commenti:
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Editore è forse troppo, diciamo ala piccola...
@Olivari:Berloni,Knorr e aritmie?
L'aritmia era soprattutto nei pagamenti...anzi, lì il battito non c'era proprio...
@Simone: non ce n'è molti altri... :-))
@ Stefano: Siamo sempre lì... con il segno meno davanti...
Leggendo il libro si capisce chi furbo lo è davvero (Ancelotti) e chi crede di esserlo ma non lo è (quello col ciuffo e la barca)
Non ho letto il libro ma perchè furbo ?
Bèh, già il titolo è un po' da "Volpe con l'Uva", anche se non capisco il riferimento di Ivan a Mancini.....
stefano scusa l'ignoranza: 30% al distributore e 30% alla libreria. tolti i costi di produzione e le tasse, quanto resta allo scrittore?
Sicuramente non più del 10%, e stiamo parlando di un mondo di onesti con report onesti...di solito è moltissimo meno...
io so intorno al 5%
@ Stefano Olivari/Axel Shut: potremmo dire 2% come 80%, ma se poi non te li danno comunque, adducendo mille scuse o facendosi di nebbia...
Lo scrittore percepisce quanto negoziato nel contratto. Ed e' giusto cosi'. Uno scrittore affermato, con 3000 offerte dalle case editrici piu' prestigiose, prendera' un po' di piu' di uno alle prime armi autore di uno studio per soli appassionati di codici postali.
Del resto stiamo parlando di libri, non di medicine da esportare in Africa (scusate la banalita'). Quello dello scrittore e' un lavoro onesto e spesso appasionante (quando va bene). Ma, obbiettivamente, la domanda che va a soddisfare e' quella che e'.
La realtà è diversa dai contratti, perchè ogni cialtrone sa che nessuno gli farà mai causa per avere (fra dieci anni) 2mila euro...ho un esempio fresco con la Settimana Sportiva: alla millesima richiesta di chiarimenti il cialtrone mi ha detto 'Fammi causa'...
Il potere ce l'ha chi deve pagare, non chi deve incassare. Conosco una direttiva interna ai buyers di un colosso della GDO (non italiana)che ha come obiettivo non quello di pagare a 180 o 270 o 360 ma non pagare proprio i fornitori, aggrappandosi a mille cavilli e clausole, dal reso non reso al minuto di ritardo sulla consegna.
Un collega ha scritto sul suo contratto 'Pagamento a 90 giorni fine mese data fattura, da intendersi 115'...da intendersi, fantastico...
@jeremy
Io conosco una compagnia assicurativa che una politica molto simile, pagamenti asintotici con x che tende a meno infinito. E' famosissima. In negativo
@Stefano
Te l'ho detto mille volte, fammi venire con te. Mi sembrerà di tornare in Somalia. Basta che ci sia un palazzo con sei piani almeno. Vedrati che pagano.
Italo
Stefano (if I may), non ho motivo di dubitare quello che dici, ma mi sembra un po' troppo anche per cialtronia. Far causa per 2000 euro? Ma anche meno.
Domanda innocente e per nulla intesa allo sputtanamento: se mi potessi raccomandare una casa editrice italiana con la quale non fare affari, quale sarebbe?
Italo, le compagnie assicurative sono famosissime in tutto il mondo. Un po' come i venditori di auto usate negli USA, ma a livello "corporate".
Deprime molto di piu sapere che anche nell'editoria (italiana) ci sono i furbi di professione.
Eviterei tutte quelle che pubblicano solo libri di semi-sconosciuti (sconosciuti nel loro campo, ovvio): significa che o si fanno pagare dall'autore e la loro fonte di quadagno è questa (un grandissimo brand non sportivo vuole 4mila euro, ecco la risposta alla domanda 'Ma chi lo legge un libro del genere?') oppure sono strettamente legati ad uno degli anelli della distribuzione e vivono di ritardati pagamenti e di margini da rosicchiare (esempio di questo tipo di editoria: un libro su Valentino Rossi copincollando da Wikipedia ma che si trova anche negli autogrill e nei supermercati)...vale il discorso di qualche intervento fa: i margini di un libro con un mercato solo italiano (tolti casi editoriali da prima pagina) sono così ridotti che per l'autore farselo produrre dalla Mondadori è la stessa cosa che autoprodurselo con la tipografia sotto casa. Anzi, nel secondo caso almeno lo fa esattamente come vuole...
http://vieniminelcuore.splinder.com/post/20699475
In fatto di royalties e copie vendute c'è questa storia che ha dell'imbarazzante.
Ben 40mila copie vendute, una casa editrice discretamente nota e nemmeno un cent di royalties.
Tutto legale, di sicuro, ma tolti pochissimi credo che con la sola vendita dei libri non ci campi nessuno o quasi, di certo non gli autori
Ataru, hai ragione. Ma i soldi si fanno (quando e se si fanno) con il *prossimo* contratto. Come dice Le Carre (se ricordo bene) lo scrittore di professione e' quello che ha pubblicato almeno due libri. Vale la logica della gavetta.
Molto piu' "imbarazzante" il discorso di Stefano riguardo ai contratti non rispettati. Il massimo della Cialtroneria. Essendo un inguaribile ottimista voglio pensare che li' si tratti non di prassi, ma "solo" di sfortuna nell'essere incappati in una casa editrice poco seria.
Beh per moltissimi lo scrittore è un secondo lavoro, per farsi conoscere. Conosco tanta gente che si è autoprodotta il libro (ha pagato l'editore per farsi stampare le copie) su un argomento del paese di riferimento per accreditarsi politicamente o socialmente o per farsi conoscere come scrittore, in modo da "crearsi" un minimo di nome. Di solito sono professionisti mediamente affermati localmente. L'amico libraio (a pagamento) che ti espone il libro in vetrina lo trovi sempre. Anche se non so se si possa parlare di scrittori (anche per hobby) in senso stretto.
Jeremy, hai ragione quando dici che quello dello scrittore e' per molti un secondo lavoro. Ma allora ha senso venir pagati meno del minimo salariale.
Sono meno d'accordo sul fatto che autoprodursi il primo libro aiuta a scrivere il secondo. Gli autori autoprodotti vengono immediatamente bollati dalle case editrici come degli indesiderabili.
Ruben se te paghi l'editore (con la funzione di tipografo di "fama", nemmeno di distributore....) non stiamo parlando nemmeno di minimo salariale...
@Ruben
Partendo dall'assioma che tutte le assicurazione specializzate nel ramo danni, cercano di titardare il più possibile il pagamento, ne esiste una che è arrivata a livelli incredibili, come quella del film "l'uomo della pioggia".
Celeberrima in Brianza.
Italo
Jeremy sono d'accordo. Pero' a quel punto si tratta come hai detto tu di scrittori "per hobby"; non e' nemmeno un secondo lavoro. Per dire, se io avessi l'hobby delle barche in miniatura, non pretenderei di essere "pagato" per costruirle.
In questo il libero mercato opera in maniera del tutto onesta.
Ma infatti l'esempio che ho fatto è di velleità letterarie legate a nessun tipo di divulgazione di pensiero o argomento, ma semplicemente per puro spirito vanesio. Il medico che racconta la sagra del barbecue nella storia di Rocca Cannuccia (spesso copincollando da altri libri)al massimo lo fa per farsi bello con il vicino di Crodino o per accreditarsi nella società locale.
Piu "seri" sono quelli che scrivono narrativa: hanno velleità artistiche piu concrete ma il mondo dell'editoria non crede mai nello sconosciuto. E francamente se io credessi nella bontà del mio scritto me lo autoprodurrei, con la speranza di essere apprezzato e quindi "notato".
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