Le vostre/nostre recensioni e opinioni riguardanti film veramente visti, se possibile con lo sport che c'entri in qualche modo. Requisito fondamentale per intervenire è il non essere andati a cena con produttore, regista, sceneggiatori o attori...
Scusate il commento "abusivo" (ma sono ottimista sul prossimo condono): se dalle vostre parti suonano dal vivo gli Arcade Fire andate assolutamente a vederli, perchè i loro live-show sono fenomenali.
a meno che non soffriate d'insonnia,evitate l'americano di clooney e la placido. Botta di sonno garantita (tranne quando inquadrano le grazie di violante)
Sto muro sta diventando la pagina degli annunci necrologici.....diciamo che tra un po' esce il tanto pompato sequel di Wall Street, almeno variamo....Comunque grande Infanti, volto del caciarone in tanti film anni 80(ricordo l'interpretazione in "In Viaggio con Papà" dove faceva il compagno autore Rai senza ideee della ex moglie di Sordi e madre di Verdone).
Son curioso di vederlo ma i remake di quel tipo di solito... Unico ma grande "però": un cast veramente interessante.
Piuttosto, chi ha visto l'ultimo di Chris Nolan, "Inception"? Da grandissimo fan di quello che ritengo essere uno dei migliori registi della nuova generazione (è del '70) speravo nell'ennesimo capolavoro, ma man mano che mi allontanavo dalla sala e la mia mente si schiariva dopo 2ore20minuti di trama cervellottica, mi son riscoperto sempre meno convinto dell'opera. Voi? Notte
Visto ieri su sky "Il maledetto United", la storia dell'unica macchia nella favolosa carriera di Brian Clough. Per chi non lo sapesse (come me, che fino a ieri conoscevo Brian Clough solo di nome) il tipo in questione è considerato da molti in Inghilterra il miglior allenatore di tutti i tempi. Cominciò in seconda divisione nel '67 prendendo il Derby County nei bassifondi e portandolo nel giro di due anni in first division, fino al titolo nel '72. L'anno seguente solo la Juve in semifinale di coppa campioni riuscì a fermarlo. In campionato l'avversario abituale era il Leeds guidato da Don Revie, che Clough odiava perchè a suo dire vinceva in virtù di un gioco sporco e intimidatorio. Per dissapori col suo presidente Clough lasciò il Derby nel '73 per andare ad allenare il Brighton in 3rd division (che tempi! Ve lo immaginate oggi Ferguson che molla il Man.Utd per andare in serie c?). Nel ’74, dopo la mancata qualificazione ai mondiali, l’Inghilterra fu affidata a Don Revie. E sulla panca del Leeds rimasta vacante fu chiamato il nemico storico, proprio lui, Brian Clough, che spinto da desiderio di rivalsa, accettò una sfida impossibile, rompendo anche il sodalizio col suo fedele assistente Peter Taylor. Il fallimento fu totale. Il film racconta di quei 44 giorni, tanto durò Clough a Leeds, con frequenti flash back che chiariscono le tappe fondamentali dell’esperienza trionfale a Derby. Clough era un personaggio particolare, egoista, accentratore, presuntuoso (so già a chi state pensando…) a dir poco scomodo nel tranquillo panorama inglese di quegli anni: le sue dichiarazioni facevano la fortuna della stampa sportiva e per chi volesse approfondire, in internet si trovano paginate intere di frasi celebri di “Cloughie”. Era un formidabile rompiballe, temuto da giocatori, colleghi e presidenti (si, ci ricorda qualcuno, non è vero?) basti pensare alle dichiarazioni che rilasciò dopo la semifinale persa con la Juve nel ’72, quando definì i bianconeri “cheating bastards”, spingendosi anche a mettere in dubbio il coraggio dei soldati italiani nella II guerra mondiale. Il film non si sofferma molto sugli aspetti calcistici, né tantomeno su quelli tattici, tanto che a un ignorante in materia come me resta il dubbio su quale lato sia prevalso nel conseguimento dei successi di Clough: se particolari, rivoluzionarie alchimie tattiche oppure una straordinaria capacità di motivazione (probabilmente entrambe).
Visto ieri su sky "Il maledetto United", la storia dell'unica macchia nella favolosa carriera di Brian Clough. Per chi non lo sapesse (come me, che fino a ieri conoscevo Brian Clough solo di nome) il tipo in questione è considerato da molti in Inghilterra il miglior allenatore di tutti i tempi. Cominciò in seconda divisione nel '67 prendendo il Derby County nei bassifondi e portandolo nel giro di due anni in first division, fino al titolo nel '72. L'anno seguente solo la Juve in semifinale di coppa campioni riuscì a fermarlo. In campionato l'avversario abituale era il Leeds guidato da Don Revie, che Clough odiava perchè a suo dire vinceva in virtù di un gioco sporco e intimidatorio. Per dissapori col suo presidente Clough lasciò il Derby nel '73 per andare ad allenare il Brighton in 3rd division (che tempi! Ve lo immaginate oggi Ferguson che molla il Man.Utd per andare in serie c?). Nel ’74, dopo la mancata qualificazione ai mondiali, l’Inghilterra fu affidata a Don Revie. E sulla panca del Leeds rimasta vacante fu chiamato il nemico storico, proprio lui, Brian Clough, che spinto da desiderio di rivalsa, accettò una sfida impossibile, rompendo anche il sodalizio col suo fedele assistente Peter Taylor. Il fallimento fu totale. Il film racconta di quei 44 giorni, tanto durò Clough a Leeds, con frequenti flash back che chiariscono le tappe fondamentali dell’esperienza trionfale a Derby. Clough era un personaggio particolare, egoista, accentratore, presuntuoso (so già a chi state pensando…) a dir poco scomodo nel tranquillo panorama inglese di quegli anni: le sue dichiarazioni facevano la fortuna della stampa sportiva e per chi volesse approfondire, in internet si trovano paginate intere di frasi celebri di “Cloughie”. Era un formidabile rompiballe, temuto da giocatori, colleghi e presidenti (si, ci ricorda qualcuno, non è vero?) basti pensare alle dichiarazioni che rilasciò dopo la semifinale persa con la Juve nel ’72, quando definì i bianconeri “cheating bastards”, spingendosi anche a mettere in dubbio il coraggio dei soldati italiani nella II guerra mondiale. Il film non si sofferma molto sugli aspetti calcistici, né tantomeno su quelli tattici, tanto che a un ignorante in materia come me resta il dubbio su quale lato sia prevalso nel conseguimento dei successi di Clough: se particolari, rivoluzionarie alchimie tattiche oppure una straordinaria capacità di motivazione (probabilmente entrambe).
Per interpretare Brian Clough mi è sembrata molto azzeccata la scelta di Michael Sheen, una faccia perfetta per il ruolo (ma chi è? Il figlio di Martin e il fratello di Charlie? Ma quanti Sheen attori ci sono al mondo?), non mi è affatto piaciuto invece quella postilla finale in cui si sottolinea come Don Revie, dopo il fallimento con la nazionale, cada in disgrazia andando ad allenare negli Emirati e venga implicato in illeciti finanziari, che sarà anche tutto vero, ma non mi sembrava necessario segnalarlo ai fini della storia. E la storia del film finisce qui, alla vigilia di un altro clamoroso trionfo che segnalo brevemente nei punti essenziali per chi, come me, fino a ieri non aveva idea: nel ’75 va al Nottingham che naviga nei bassifondi della 2nd division, nel ’77 giunge terzo e va in first, nel ’78 vince subito il campionato, nel ’79 la prima coppa dei campioni, nell’80 la seconda, stabilendo l’allucinante primato di unica squadra ad aver vinto più coppe campioni che campionati! Consiglio per interisti: da non perdere Consiglio per gobbi: si può anche perdere P.S. Dimenticavo un particolare, un piccolo dato che chiarisce ulteriormente la statura del personaggio Clough, una minuzia che pochi, pochissimi, possono vantare e di certo nessun Vate Lusitano potrà mai annoverare nel suo carnet: da giocatore, il signor Brian Clough, di ruolo attaccante, con le maglie di Middlesborough e Sunderland segnò la bazzecola di 251 gol in 274 partite!!! Così, tanto per gradire.
Solo per soddisfare la curiosità: Michael Sheen è un attore gallese che non c'entra nulla con la "dinastia" degli Sheen, che sono invece americani e usano un nome d'arte. Il vero cognome di Martin e Charlie è infatti Estevez come Emilio, Ramon e Renèe, tutti figli di Martin e tutti attori! :)
magari frega a nessuno ma è morto Leslie Nielsen oltre che per la saga della Pallottola Spuntata mi piace ricordarlo (ancora nerocrinuto) per "Il pianeta proibito", piccolo gioiello della fantascienza anni 50
Monicelli anche da morto è più vivo di questa Italia. L'ultimo gesto(lo stesso del suo babbo..),che sarà condannato da quelli con il Copyright di Dio,lo certifica. Ho sempre adorato "La grande guerra",un film che mostra l'atrocità di una tragedia senza l'insopportabile epos del cinema americano. "Amici miei",un'idea di Germi,è una commedia solamente nell'esoscheletro;in verità è un affresco spietato sul passare inesorabile del tempo e delle amicizie. E poi,alla rinfusa,"Un borghese piccolo piccolo","I soliti ignoti","Il marchese del Grillo","L'armata Brancaleone"... Un altro pezzo del Bel Paese che se ne va...
Simone il tuo post mi pone interrogativi angoscianti. Mi domando se un gesto così estremo da parte di un uomo di 95 anni, che, immagino, ha avuto una vita piena, da molti punti di vista, sia dettato dalla paura del trapasso, quindi lo induca ad affrettarlo, o abbia il senso di una riparazione di un errore della natura, che troppo a lungo l'ha tenuto in vita. Io non so se esiste dio, ma se esiste, questo trauma della morte ce lo poteva risparmiare.
Credo sia difficile commentare un suicidio. E credo sia ancora più difficile commentare quello di un uomo di quell'età che sapeva di essere giunto alla fine. In vita mia ho visto più di un conoscente prendere la scorciatoia (avere una Beretta a disposizione in permanenza purtroppo aiuta) e ho imparato a rispettare la scelta. In alcuni casi (probabilmente questo) non credo sia la paura di morire (paradossalmente é il contrario), ma quella di dover soffrire troppo per farlo. Monicelli è stato un maestro e ha saputo rappresentare il lato migliore del nostro cinema: ha parlato, ad esempio, di guerra ma non nel modo tragico e apologetico del cinema anglosassone, ma in una maniera molto più umana e non per questo meno realistica. La guerra é eroismo in pochissimi casi, ma nella quasi totalità del tempo é attesa e soprattutto odori: di macelleria, di cordite, di gas (nei centri abitati) e fogna. Tutto assieme. Monicelli non ha inventato il cinema con gli odori, non lo ha fatto nessuno. Però nelle Rose del deserto c'é andato molto vicino, almeno a livello di sensazioni. E lo stesso ha fatto nella Grande Guerra, che pure aveva pagine in qualche modo esilaranti, quasi sacrileghe se pensiamo alla retorica dei monumenti, di Cesare Battisti e della stampella di Enrico Toti. Se non fosse che in quella guerra accadevano anche i fatti che Monicelli narrava.
Monicelli credo che sia uno di quei pochi registi di cui tutti amiamo almeno un film. Perchè sapeva raccontare storie e sapeva riderci anche se in maniera amara facendolo.
Sarà interessante vedere stasera quali reperti tireranno fuori dallo scantinato per ricordarlo
@Clinter:è un discorso personale che porterebbe troppo in là... Rimane il fatto che Monicelli si è comportato,anche sui titoli finali della sua vita,da regista. Non ha permesso ad altri di girare l'ultima scena.
"la statura del personaggio Clough, una minuzia che pochi, pochissimi, possono vantare e di certo nessun Vate Lusitano potrà mai annoverare nel suo carnet"
Faranno di sicuro un film anche sul Vate lusitano, non preoccuparti. Magari prima ancora che smetta di allenare.
(Il problema è trovare l'attore protagonista: nessuno potrebbe farlo meglio di lui. Come dice Marocchino, Mou è già di per sé un fantastico "allenattore".)
@Simone Obbedisco !!!! Vi segnalo la scomparsa di uno dei miei personaggi stracult: Tura Satana, leader indiscussa delle Faster Pussycats di Myeriana memoria. RIP.
Della serie "30 for 30",prezioso il cortometraggio "Unmatched" di Lisa Lax e Nancy Stern Winters. Sulla più grande rivalità nella storia dello sport,quella tra Chris Evert e Martina Navratilova. Ottanta(!?)finali,quattordici dello Slam,e una marea di vita vissuta assieme. Perchè le due,al netto dell'amarcord agrodolce,erano e restano amiche. Incredibile,pensando alla Wta di oggi,che le duellanti,prima di una finalissima al Roland Garros,si allenavano insieme nemmeno fossero a un torneo amatoriale. E che abbiano condiviso quasi tutto nella vita. Una sfida perfetta:l'americana,bella e impassibile,una vincente che amava il gioco di rimessa e il passante bimane. La boema,androgina ed emotiva,fenomeno del tennis d'attacco e del serve and volley. Una la fidanzata d'America,l'altra la fuggiasca dell'est e per giunta gay. Un'ora per ricordarci,nel Robosport di oggi,quando erano Regine.
Sospeso,amletico,glaciale. "Il nastro bianco" di Haneke è sicuramente un film sorprendente. Al di là del giudizio soggettivo,è un'opera sfuggente;in fin dei conti si assume(fino in fondo)la missione che dovrebbe avere sempre l'arte. Porre domande scomode e intelligenti,senza dare risposte scontate. Cinema di genere,bergmaniano oltre le apparenze,vive su un bianco e nero spietato,storie minimali e violentissime. Evirato della musica ma impreziosito da una fotografia incantevole. Il finale,che si rifiuta di risolvere l'enigma,sembra rivolgersi allo spettatore più o meno incauto. La sentenza sta dentro di noi. Film terapeutico,sulla genesi dei mostri,a vent'anni dall'arrivo del nazismo nella società tedesca.
Ogni tanto il cinema indipendente americano ha qualcosa da dire... E' il caso di "Un gelido inverno" di Debra Granik. Film duro,spietato,"illuminato" da una luce oscura,crepuscolare. La vicenda narra dei Nuovi Poveri americani,in un Missouri medievale dominato da una natura gelida,opprimente e da pick up,fucili,meth,accette... L'interprete principale,Jennifer Lawrence,è di una bravura mostruosa. E' anche bellissima come lo sono le donne vere,non gli oggetti che la società dello spettacolo ci svende come femmine. Una parabola che sta tra McCarthy e la O'Connor,tratta da una novella di Woodrell,benzina pulita per un'epica,distopica e violentissima,di un nuovo western.
Le nuvole parlanti sono la prosecuzione pop del cinema? Nel caso di Alan Moore sicuramente si. Sul TuTubo si può ammirare(..)un film sull'autore inglese. "The mindscape of Alan Moore" non può lasciare indifferenti,perchè il personaggio(piaccia o meno)non può non colpirti. Parecchio inglese,nel senso più paranoico del termine,misantropo,stregone e tante altre cose... Da bimbo nei miei ascolti rock c'era un eccellente gruppo britannico che tuonava:"But still I fear and still I dare not laugh at the madman." Ebbene,sentendo i suoi deliri,lucidissimi,ho ripensato a quella frase. Consiglio comunque(tanto per introdursi alle sue opere)la lettura di "V for vendetta",il fumetto,mille volte più interessante e intrigante del film minestrone che ne fu tratto.
aggiungo il mio pollice alto per "Un gelido inverno", film coi controfiocchi, fotografia eccezionale, un casting perfetto (come non si vedeva dai tempi di Twin Peaks) poi lo guardi con un amico, dopo 5 minuti questo ti dice "Eh ma non succede niente in questo film" e sospiri sconsolato
@Axel Shut:yep,è un film americano detarantinizzato. Va al sodo in maniera brutale,zero autocompiacimento. Sull'estetica attuale del cinema,la sua fruizione,lasciamo perdere. Il linguaggio della maggiorparte dei blockbuster è quello televisivo. Nulla da dire ma tanti decibel.
Ieri,domenica,sono trentacinque anni dal fattaccio. Un momento,vissuto da bimbo e in una zona limitrofa,che cambiò la percezione di molti verso certi cicli industriali.
Rapporto qualità-prezzo e senza tornare indietro ai "mitici" sceneggiati anni 50/60 tipo Maigret e Padre Brown(di cui ho solamente sentito parlare)I ragazzi del muretto è sicuramente una delle cose migliori mai prodotte dalla Rai. Rivederlo ora (e avevo più o meno la stessa opinione anche 20 anni fa) fa pensare a tutte le porcherie costosissime che producono e soprattutto scrivono oggi
A proposito di serie anni 60, zoleddu, stanno riproponendo su uno dei canali DT RAI (scusa, ma non ricordo quale)la serie Nero Wolfe. Da vedere, anche solo per la recitazione da teatro.
Con Paolo Ferrari (che tra l'altro introduce la puntata con racconti e aneddoti sulla produzione), vista!... :-D Fantastica, la danno la domenica pomeriggio (non ricordo se alle 14 o alle 15) su Rai5....una gallery di attori di passaggio strepitosa, io fin'ora ho incrociato Paola Borboni, Aldo Giuffre’, Carla Gravina, Ugo Pagliai e Mario Carotenuto.....ecco, per queste cose pagherei una pay-tv, poi all'idea che pagherei solo per produzioni di quell'epoca mi suiciderei ma insomma... :-/
i miei ricordi si fermano a quel pasticciaccio brutto di via merulana.. vorrei vedere "accadde a Lisbona" con Paolo Stoppa lo strozzino di amici amiei per capirci mi dicono fatta veramente bene..
Tempo fa (sarà stata l'estate 2001/2002) trasmisero di mattina lo sceneggiato a puntate sulla vita del pittore Ligabue (1977). Capolavoro assoluto, Flavio Bucci (attore principale) immenso. Qunato ai telefilm anni 90, trovo Classe di Ferro e Vicini di Casa superiori ai Ragazzi del Muretto.
Una segnalazione per i fratelli Dardenne. Una garanzia di qualità per chi non regge più certo cinema di cassetta. "Il ragazzo e la bicicletta" è una svolta,non estetica ma nei contenuti,nel cammino artistico dei cineasti belgi. Un film meno brutale dei precedenti,sempre e comunque minimalista,una favola nel senso più anderseniano del termine. Quindi ci sta anche la visione di un orfano dodicenne,armato di una mazza da baseball,che assalta un commerciante(e il figlio)alla chiusura del negozio... Il finale è splendido,commovente e liberatorio. Compare,incredibile ma vero,un accenno Beethoveniano a separare le parti dell'opera. Consigliatissimo.
Visti di recente in sala,tanto per inchiostrare il Muro meno popolato,almeno due film "importanti".
"Carnage" è un'ottima piece cinematografica. Polanski narra la propria cattività e la rovescia su due coppie che scoppiano. A metà tra la commedia e la psicoanalisi di gruppo,il film si regge(benissimo)su un impianto teatrale,minimale,e quattro grandi attori. Notevoli al pari dello sguardo,parecchio hitchcockiano nello stile e vagamente bunueliano nelle intenzioni,del regista.
"This must be the place" è invece il lungometraggio americano di Sorrentino. Per farla breve,trattasi di un'occasione persa. Il solo Sean Penn(bravissimo..)non salva un'opera debole,dalla sceneggiatura esile,malgrado la semina qua e là di spunti interessanti. Troppi stereotipi uccidono la fruizione:il maledettismo,l'America on the road(il tema più inflazionato dell'universo..),le catene famigliari,etc. Peccato.
646 commenti:
«Meno recenti ‹Vecchi 601 – 646 di 646Transumante: cioe' il film di cui e' il remake... devo ricordarmi di cercarlo su pir... scusa, volevo dire da blockbuster.
Facciona
Scusate il commento "abusivo" (ma sono ottimista sul prossimo condono):
se dalle vostre parti suonano dal vivo gli Arcade Fire andate assolutamente a vederli, perchè i loro live-show sono fenomenali.
avviso ai naviganti
a meno che non soffriate d'insonnia,evitate l'americano di clooney e la placido. Botta di sonno garantita (tranne quando inquadrano le grazie di violante)
OT: è morta Sandra Mondaini....
Direttore è morto Angelo Infanti, splendido Manuel Fantoni in "Borotalco": almeno un cero di sego accendiamolo..... ;-)
Sto muro sta diventando la pagina degli annunci necrologici.....diciamo che tra un po' esce il tanto pompato sequel di Wall Street, almeno variamo....Comunque grande Infanti, volto del caciarone in tanti film anni 80(ricordo l'interpretazione in "In Viaggio con Papà" dove faceva il compagno autore Rai senza ideee della ex moglie di Sordi e madre di Verdone).
Son curioso di vederlo ma i remake di quel tipo di solito...
Unico ma grande "però": un cast veramente interessante.
Piuttosto, chi ha visto l'ultimo di Chris Nolan, "Inception"? Da grandissimo fan di quello che ritengo essere uno dei migliori registi della nuova generazione (è del '70) speravo nell'ennesimo capolavoro, ma man mano che mi allontanavo dalla sala e la mia mente si schiariva dopo 2ore20minuti di trama cervellottica, mi son riscoperto sempre meno convinto dell'opera.
Voi?
Notte
@Jeremy
Pardòn, è un sequel.
@Miky:stroncabile.
http://elvezio-sciallis.blogspot.com/2010/10/inception-2010.html
Visto ieri su sky "Il maledetto United", la storia dell'unica macchia nella favolosa carriera di Brian Clough. Per chi non lo sapesse (come me, che fino a ieri conoscevo Brian Clough solo di nome) il tipo in questione è considerato da molti in Inghilterra il miglior allenatore di tutti i tempi. Cominciò in seconda divisione nel '67 prendendo il Derby County nei bassifondi e portandolo nel giro di due anni in first division, fino al titolo nel '72. L'anno seguente solo la Juve in semifinale di coppa campioni riuscì a fermarlo. In campionato l'avversario abituale era il Leeds guidato da Don Revie, che Clough odiava perchè a suo dire vinceva in virtù di un gioco sporco e intimidatorio. Per dissapori col suo presidente Clough lasciò il Derby nel '73 per andare ad allenare il Brighton in 3rd division (che tempi! Ve lo immaginate oggi Ferguson che molla il Man.Utd per andare in serie c?). Nel ’74, dopo la mancata qualificazione ai mondiali, l’Inghilterra fu affidata a Don Revie. E sulla panca del Leeds rimasta vacante fu chiamato il nemico storico, proprio lui, Brian Clough, che spinto da desiderio di rivalsa, accettò una sfida impossibile, rompendo anche il sodalizio col suo fedele assistente Peter Taylor. Il fallimento fu totale. Il film racconta di quei 44 giorni, tanto durò Clough a Leeds, con frequenti flash back che chiariscono le tappe fondamentali dell’esperienza trionfale a Derby. Clough era un personaggio particolare, egoista, accentratore, presuntuoso (so già a chi state pensando…) a dir poco scomodo nel tranquillo panorama inglese di quegli anni: le sue dichiarazioni facevano la fortuna della stampa sportiva e per chi volesse approfondire, in internet si trovano paginate intere di frasi celebri di “Cloughie”. Era un formidabile rompiballe, temuto da giocatori, colleghi e presidenti (si, ci ricorda qualcuno, non è vero?) basti pensare alle dichiarazioni che rilasciò dopo la semifinale persa con la Juve nel ’72, quando definì i bianconeri “cheating bastards”, spingendosi anche a mettere in dubbio il coraggio dei soldati italiani nella II guerra mondiale. Il film non si sofferma molto sugli aspetti calcistici, né tantomeno su quelli tattici, tanto che a un ignorante in materia come me resta il dubbio su quale lato sia prevalso nel conseguimento dei successi di Clough: se particolari, rivoluzionarie alchimie tattiche oppure una straordinaria capacità di motivazione (probabilmente entrambe).
Visto ieri su sky "Il maledetto United", la storia dell'unica macchia nella favolosa carriera di Brian Clough. Per chi non lo sapesse (come me, che fino a ieri conoscevo Brian Clough solo di nome) il tipo in questione è considerato da molti in Inghilterra il miglior allenatore di tutti i tempi. Cominciò in seconda divisione nel '67 prendendo il Derby County nei bassifondi e portandolo nel giro di due anni in first division, fino al titolo nel '72. L'anno seguente solo la Juve in semifinale di coppa campioni riuscì a fermarlo. In campionato l'avversario abituale era il Leeds guidato da Don Revie, che Clough odiava perchè a suo dire vinceva in virtù di un gioco sporco e intimidatorio. Per dissapori col suo presidente Clough lasciò il Derby nel '73 per andare ad allenare il Brighton in 3rd division (che tempi! Ve lo immaginate oggi Ferguson che molla il Man.Utd per andare in serie c?). Nel ’74, dopo la mancata qualificazione ai mondiali, l’Inghilterra fu affidata a Don Revie. E sulla panca del Leeds rimasta vacante fu chiamato il nemico storico, proprio lui, Brian Clough, che spinto da desiderio di rivalsa, accettò una sfida impossibile, rompendo anche il sodalizio col suo fedele assistente Peter Taylor. Il fallimento fu totale. Il film racconta di quei 44 giorni, tanto durò Clough a Leeds, con frequenti flash back che chiariscono le tappe fondamentali dell’esperienza trionfale a Derby. Clough era un personaggio particolare, egoista, accentratore, presuntuoso (so già a chi state pensando…) a dir poco scomodo nel tranquillo panorama inglese di quegli anni: le sue dichiarazioni facevano la fortuna della stampa sportiva e per chi volesse approfondire, in internet si trovano paginate intere di frasi celebri di “Cloughie”. Era un formidabile rompiballe, temuto da giocatori, colleghi e presidenti (si, ci ricorda qualcuno, non è vero?) basti pensare alle dichiarazioni che rilasciò dopo la semifinale persa con la Juve nel ’72, quando definì i bianconeri “cheating bastards”, spingendosi anche a mettere in dubbio il coraggio dei soldati italiani nella II guerra mondiale. Il film non si sofferma molto sugli aspetti calcistici, né tantomeno su quelli tattici, tanto che a un ignorante in materia come me resta il dubbio su quale lato sia prevalso nel conseguimento dei successi di Clough: se particolari, rivoluzionarie alchimie tattiche oppure una straordinaria capacità di motivazione (probabilmente entrambe).
continua...
...segue
Per interpretare Brian Clough mi è sembrata molto azzeccata la scelta di Michael Sheen, una faccia perfetta per il ruolo (ma chi è? Il figlio di Martin e il fratello di Charlie? Ma quanti Sheen attori ci sono al mondo?), non mi è affatto piaciuto invece quella postilla finale in cui si sottolinea come Don Revie, dopo il fallimento con la nazionale, cada in disgrazia andando ad allenare negli Emirati e venga implicato in illeciti finanziari, che sarà anche tutto vero, ma non mi sembrava necessario segnalarlo ai fini della storia.
E la storia del film finisce qui, alla vigilia di un altro clamoroso trionfo che segnalo brevemente nei punti essenziali per chi, come me, fino a ieri non aveva idea: nel ’75 va al Nottingham che naviga nei bassifondi della 2nd division, nel ’77 giunge terzo e va in first, nel ’78 vince subito il campionato, nel ’79 la prima coppa dei campioni, nell’80 la seconda, stabilendo l’allucinante primato di unica squadra ad aver vinto più coppe campioni che campionati!
Consiglio per interisti: da non perdere
Consiglio per gobbi: si può anche perdere
P.S.
Dimenticavo un particolare, un piccolo dato che chiarisce ulteriormente la statura del personaggio Clough, una minuzia che pochi, pochissimi, possono vantare e di certo nessun Vate Lusitano potrà mai annoverare nel suo carnet:
da giocatore, il signor Brian Clough, di ruolo attaccante, con le maglie di Middlesborough e Sunderland segnò la bazzecola di 251 gol in 274 partite!!!
Così, tanto per gradire.
Solo per soddisfare la curiosità: Michael Sheen è un attore gallese che non c'entra nulla con la "dinastia" degli Sheen, che sono invece americani e usano un nome d'arte.
Il vero cognome di Martin e Charlie è infatti Estevez come Emilio, Ramon e Renèe, tutti figli di Martin e tutti attori! :)
...e mi sa che hanno fatto bene a scegliersi un bel cognome anglosassone, non ce lo vedo un Martin Estevez protagonista di Apocalypse Now.
magari frega a nessuno ma è morto Leslie Nielsen
oltre che per la saga della Pallottola Spuntata mi piace ricordarlo (ancora nerocrinuto) per "Il pianeta proibito", piccolo gioiello della fantascienza anni 50
Ragazzi, Mario Monicelli ha deciso di andarsene...... Ciao ultimo grande maestro.
che tristezza :(
Suicida.....
ma quel messi non ha mica segnato ... :s :D
Monicelli anche da morto è più vivo di questa Italia.
L'ultimo gesto(lo stesso del suo babbo..),che sarà condannato da quelli con il Copyright di Dio,lo certifica.
Ho sempre adorato "La grande guerra",un film che mostra l'atrocità di una tragedia senza l'insopportabile epos del cinema americano.
"Amici miei",un'idea di Germi,è una commedia solamente nell'esoscheletro;in verità è un affresco spietato sul passare inesorabile del tempo e delle amicizie.
E poi,alla rinfusa,"Un borghese piccolo piccolo","I soliti ignoti","Il marchese del Grillo","L'armata Brancaleone"...
Un altro pezzo del Bel Paese che se ne va...
Simone il tuo post mi pone interrogativi angoscianti. Mi domando se un gesto così estremo da parte di un uomo di 95 anni, che, immagino, ha avuto una vita piena, da molti punti di vista, sia dettato dalla paura del trapasso, quindi lo induca ad affrettarlo, o abbia il senso di una riparazione di un errore della natura, che troppo a lungo l'ha tenuto in vita.
Io non so se esiste dio, ma se esiste, questo trauma della morte ce lo poteva risparmiare.
Credo sia difficile commentare un suicidio. E credo sia ancora più difficile commentare quello di un uomo di quell'età che sapeva di essere giunto alla fine. In vita mia ho visto più di un conoscente prendere la scorciatoia (avere una Beretta a disposizione in permanenza purtroppo aiuta) e ho imparato a rispettare la scelta. In alcuni casi (probabilmente questo) non credo sia la paura di morire (paradossalmente é il contrario), ma quella di dover soffrire troppo per farlo. Monicelli è stato un maestro e ha saputo rappresentare il lato migliore del nostro cinema: ha parlato, ad esempio, di guerra ma non nel modo tragico e apologetico del cinema anglosassone, ma in una maniera molto più umana e non per questo meno realistica. La guerra é eroismo in pochissimi casi, ma nella quasi totalità del tempo é attesa e soprattutto odori: di macelleria, di cordite, di gas (nei centri abitati) e fogna. Tutto assieme. Monicelli non ha inventato il cinema con gli odori, non lo ha fatto nessuno. Però nelle Rose del deserto c'é andato molto vicino, almeno a livello di sensazioni. E lo stesso ha fatto nella Grande Guerra, che pure aveva pagine in qualche modo esilaranti, quasi sacrileghe se pensiamo alla retorica dei monumenti, di Cesare Battisti e della stampella di Enrico Toti. Se non fosse che in quella guerra accadevano anche i fatti che Monicelli narrava.
Monicelli credo che sia uno di quei pochi registi di cui tutti amiamo almeno un film. Perchè sapeva raccontare storie e sapeva riderci anche se in maniera amara facendolo.
Sarà interessante vedere stasera quali reperti tireranno fuori dallo scantinato per ricordarlo
@Clinter:è un discorso personale che porterebbe troppo in là...
Rimane il fatto che Monicelli si è comportato,anche sui titoli finali della sua vita,da regista.
Non ha permesso ad altri di girare l'ultima scena.
@Silvano65:chapeau.
"la statura del personaggio Clough, una minuzia che pochi, pochissimi, possono vantare e di certo nessun Vate Lusitano potrà mai annoverare nel suo carnet"
Faranno di sicuro un film anche sul Vate lusitano, non preoccuparti.
Magari prima ancora che smetta di allenare.
(Il problema è trovare l'attore protagonista: nessuno potrebbe farlo meglio di lui.
Come dice Marocchino, Mou è già di per sé un fantastico "allenattore".)
IMPERDIBILE!!!...
http://www.youtube.com/watch?v=dt6WZXxDmRQ&feature=player_embedded
Silvano, a proposito: hai mai visto "Harryson's flowers"?!...lo consiglio.....
p.s.: soprattutto a Stankovic e Sinisa...
@Simone
Obbedisco !!!!
Vi segnalo la scomparsa di uno dei miei personaggi stracult: Tura Satana, leader indiscussa delle Faster Pussycats di Myeriana memoria.
RIP.
@GuusTheWizard:well done,mate.
Stavo per postare sull'argomento...
La donna soggetto.
http://www.youtube.com/watch?v=Z0YcN0MkBKI
Già che ci siamo,in tema di de profundis,salutiamo un eroe della chitarra elettrica.
http://www.youtube.com/watch?v=gLjMmZ8D0E4
Il più grande gruppo rock della storia d'Irlanda.
Della serie "30 for 30",prezioso il cortometraggio "Unmatched" di Lisa Lax e Nancy Stern Winters.
Sulla più grande rivalità nella storia dello sport,quella tra Chris Evert e Martina Navratilova.
Ottanta(!?)finali,quattordici dello Slam,e una marea di vita vissuta assieme.
Perchè le due,al netto dell'amarcord agrodolce,erano e restano amiche.
Incredibile,pensando alla Wta di oggi,che le duellanti,prima di una finalissima al Roland Garros,si allenavano insieme nemmeno fossero a un torneo amatoriale.
E che abbiano condiviso quasi tutto nella vita.
Una sfida perfetta:l'americana,bella e impassibile,una vincente che amava il gioco di rimessa e il passante bimane.
La boema,androgina ed emotiva,fenomeno del tennis d'attacco e del serve and volley.
Una la fidanzata d'America,l'altra la fuggiasca dell'est e per giunta gay.
Un'ora per ricordarci,nel Robosport di oggi,quando erano Regine.
Sospeso,amletico,glaciale.
"Il nastro bianco" di Haneke è sicuramente un film sorprendente.
Al di là del giudizio soggettivo,è un'opera sfuggente;in fin dei conti si assume(fino in fondo)la missione che dovrebbe avere sempre l'arte.
Porre domande scomode e intelligenti,senza dare risposte scontate.
Cinema di genere,bergmaniano oltre le apparenze,vive su un bianco e nero spietato,storie minimali e violentissime.
Evirato della musica ma impreziosito da una fotografia incantevole.
Il finale,che si rifiuta di risolvere l'enigma,sembra rivolgersi allo spettatore più o meno incauto.
La sentenza sta dentro di noi.
Film terapeutico,sulla genesi dei mostri,a vent'anni dall'arrivo del nazismo nella società tedesca.
Ogni tanto il cinema indipendente americano ha qualcosa da dire...
E' il caso di "Un gelido inverno" di Debra Granik.
Film duro,spietato,"illuminato" da una luce oscura,crepuscolare.
La vicenda narra dei Nuovi Poveri americani,in un Missouri medievale dominato da una natura gelida,opprimente e da pick up,fucili,meth,accette...
L'interprete principale,Jennifer Lawrence,è di una bravura mostruosa.
E' anche bellissima come lo sono le donne vere,non gli oggetti che la società dello spettacolo ci svende come femmine.
Una parabola che sta tra McCarthy e la O'Connor,tratta da una novella di Woodrell,benzina pulita per un'epica,distopica e violentissima,di un nuovo western.
Oggi avrebbe compiuto 89 anni il grande Ugo Tognazzi.
La sua città natale per ricordarlo ha deciso di chiudere il cinema (l'unico in centro città) che portava il suo nome.
Complimenti a tutti
Visto per voi: The Blind Side. La storia vera di uno dei migliori tackle della NFL, Michael Oher. Commovente.
Le nuvole parlanti sono la prosecuzione pop del cinema?
Nel caso di Alan Moore sicuramente si.
Sul TuTubo si può ammirare(..)un film sull'autore inglese.
"The mindscape of Alan Moore" non può lasciare indifferenti,perchè il personaggio(piaccia o meno)non può non colpirti.
Parecchio inglese,nel senso più paranoico del termine,misantropo,stregone e tante altre cose...
Da bimbo nei miei ascolti rock c'era un eccellente gruppo britannico che tuonava:"But still I fear and still I dare not laugh at the madman."
Ebbene,sentendo i suoi deliri,lucidissimi,ho ripensato a quella frase.
Consiglio comunque(tanto per introdursi alle sue opere)la lettura di "V for vendetta",il fumetto,mille volte più interessante e intrigante del film minestrone che ne fu tratto.
http://youtu.be/ORjI56Z6v20
aggiungo il mio pollice alto per "Un gelido inverno", film coi controfiocchi, fotografia eccezionale, un casting perfetto (come non si vedeva dai tempi di Twin Peaks)
poi lo guardi con un amico, dopo 5 minuti questo ti dice "Eh ma non succede niente in questo film" e sospiri sconsolato
@Axel Shut:yep,è un film americano detarantinizzato.
Va al sodo in maniera brutale,zero autocompiacimento.
Sull'estetica attuale del cinema,la sua fruizione,lasciamo perdere.
Il linguaggio della maggiorparte dei blockbuster è quello televisivo.
Nulla da dire ma tanti decibel.
Ieri,domenica,sono trentacinque anni dal fattaccio.
Un momento,vissuto da bimbo e in una zona limitrofa,che cambiò la percezione di molti verso certi cicli industriali.
http://youtu.be/9T3quO4ZkHo
Rapporto qualità-prezzo e senza tornare indietro ai "mitici" sceneggiati anni 50/60 tipo Maigret e Padre Brown(di cui ho solamente sentito parlare)I ragazzi del muretto è sicuramente una delle cose migliori mai prodotte dalla Rai.
Rivederlo ora (e avevo più o meno la stessa opinione anche 20 anni fa) fa pensare a tutte le porcherie costosissime che producono e soprattutto scrivono oggi
A proposito di serie anni 60, zoleddu, stanno riproponendo su uno dei canali DT RAI (scusa, ma non ricordo quale)la serie Nero Wolfe. Da vedere, anche solo per la recitazione da teatro.
Con Paolo Ferrari (che tra l'altro introduce la puntata con racconti e aneddoti sulla produzione), vista!... :-D
Fantastica, la danno la domenica pomeriggio (non ricordo se alle 14 o alle 15) su Rai5....una gallery di attori di passaggio strepitosa, io fin'ora ho incrociato Paola Borboni, Aldo Giuffre’, Carla Gravina, Ugo Pagliai e Mario Carotenuto.....ecco, per queste cose pagherei una pay-tv, poi all'idea che pagherei solo per produzioni di quell'epoca mi suiciderei ma insomma... :-/
i miei ricordi si fermano a quel pasticciaccio brutto di via merulana.. vorrei vedere "accadde a Lisbona" con Paolo Stoppa lo strozzino di amici amiei per capirci mi dicono fatta veramente bene..
pay-tv solo vecchi sceneggiati Rai: ideona!
Tempo fa (sarà stata l'estate 2001/2002) trasmisero di mattina lo sceneggiato a puntate sulla vita del pittore Ligabue (1977). Capolavoro assoluto, Flavio Bucci (attore principale) immenso.
Qunato ai telefilm anni 90, trovo Classe di Ferro e Vicini di Casa superiori ai Ragazzi del Muretto.
Una segnalazione per i fratelli Dardenne.
Una garanzia di qualità per chi non regge più certo cinema di cassetta.
"Il ragazzo e la bicicletta" è una svolta,non estetica ma nei contenuti,nel cammino artistico dei cineasti belgi.
Un film meno brutale dei precedenti,sempre e comunque minimalista,una favola nel senso più anderseniano del termine.
Quindi ci sta anche la visione di un orfano dodicenne,armato di una mazza da baseball,che assalta un commerciante(e il figlio)alla chiusura del negozio...
Il finale è splendido,commovente e liberatorio.
Compare,incredibile ma vero,un accenno Beethoveniano a separare le parti dell'opera.
Consigliatissimo.
mercoledì quasi quasi invece del milan vado a vedermi al cinema l'ultimo film con Daniel craig ed harrison Ford, Mandriani & Alieni........;-))))
PARE SIA UN FILM CHE NON MERITA ... AL LIVELLO DELLA PARTITA DEL MILAN
Visti di recente in sala,tanto per inchiostrare il Muro meno popolato,almeno due film "importanti".
"Carnage" è un'ottima piece cinematografica.
Polanski narra la propria cattività e la rovescia su due coppie che scoppiano.
A metà tra la commedia e la psicoanalisi di gruppo,il film si regge(benissimo)su un impianto teatrale,minimale,e quattro grandi attori.
Notevoli al pari dello sguardo,parecchio hitchcockiano nello stile e vagamente bunueliano nelle intenzioni,del regista.
"This must be the place" è invece il lungometraggio americano di Sorrentino.
Per farla breve,trattasi di un'occasione persa.
Il solo Sean Penn(bravissimo..)non salva un'opera debole,dalla sceneggiatura esile,malgrado la semina qua e là di spunti interessanti.
Troppi stereotipi uccidono la fruizione:il maledettismo,l'America on the road(il tema più inflazionato dell'universo..),le catene famigliari,etc.
Peccato.
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