La vita è adesso

Tre settimane di delirio e passione puri, poi la dura realtà. La Kentucky superfavorita per il titolo NCAA (35-3 il record di stagione, includendo nelle sconfitte anche quella nel torneo), eliminata per l'intelligente tonnara di West Virginia e per percentuali di tiro (quasi tutti tiri aperti) agghiaccianti, è scomparsa. Scomparsa, davvero, con buona pace dell'anima di Adolph Rupp.
Infatti nonostante le mezze promesse fatte subito dopo l'eliminazione, a cui coach Calipari era stato il primo a non credere, ben cinque Wildcats si sono dichiarati per il draft NBA in anticipo rispetto al normale percorso universitario. Fra questi, oltre allo junior Patrick Patterson (ala atleticissima), la bellezza di quattro freshman: il numero uno annunciato del draft John Wall, il compagno di reparto Eric Bledsoe, il centro DeMarcus Cousins e l'altro lungo Daniel Orton. Della loro carriera di college gli rimarranno il titolo della SEC (Southeastern Conference, una delle più qualitative: niente di paragonabile, per dire, alla Horizon League che ha espresso Butler) e tanti rimpianti. Mentre noi siamo sul punto di moraleggiare, il realista Calipari ha dichiarato di essere stato lui stesso ad incoraggiare i ragazzi ad inseguire il loro sogno nel professionismo. Visto che le occasioni vanno colte e che una caviglia saltata può cambiare ogni prospettiva. ''My job as a coach to prepare these young men for such opportunities'', parole oneste dette da un grande reclutatore (Derrick Rose, Tyreke Evans) che sa benissimo di lavorare in un mondo iperprofessionistico dove gli unici a non essere pagati (almeno formalmente) sono i protagonisti dello show. Molto mediatizzato, a ragione, Wall, nel corso della stagione secondo noi Cousins è emerso come il giocatore che davvero può spostare gli equilibri anche fra i grandi. Bledsoe rischia di essere scelto basso e quindi fuori dal giro dei contratti pesanti, Orton è poco più che un progetto e ha giocato solo quando Cousins ha avuto problemi di falli, ma la vita è la loro. Di sicuro la loro carriera pro sarà il miglior spot per il reclutamento di Kentucky, con il pezzo pregiato del prossimo 'mercato' seriamente tentato di diventare il prossimo Wall: ragazzo della Florida, anche lui guardia super-atletica e con un tiro affidabile, si chiama Brandon Knight e le prodezze contro i Ricky Cunningham della situazione lo hanno reso da due anni il miglior liceale d'America.

6 commenti:

transumante ha detto...

Tutto giusto, forse bledsoe avrebbe potuto aspettare un anno per scalare posizioni nel draft, ma comunque scelta che ci sta

Roberto Gotta ha detto...

Bravo Stefano, grande la citazione dei Ricky Cunningham: già l'ottavo-nono uomo delle squadre di college dal NIT in giù è imbarazzante, immaginati cosa sia il liceale medio, di quelli senza speranza di borsa di studio. Viste alcune partite di HS dal vivo, ho smesso completamente di dare peso alle statistiche, a quei livelli, dei grandi giocatori: Al Jefferson a 16 anni era grosso il doppio dei suoi avversari e gli bastava una sederata per buttarne in tribuna tre, e schiacciare. Per forza segnava oltre 40 di media... Nel suo caso, almeno, si tratta di un giocatore che VERO lo è diventato a tutti i livelli.

Calvin ha detto...

stefano, se devo essere sincero questa è la calipari's way quindi non posso dire che mi dispiaccia. come hai ricordato, evans, rose, wall... chiaro che giocando a selezionare i migliori prospetti (convincendoli solo a parole???) difficilmente si crea un gruppo. pero' non sarei cosi' pessimista, i gators 2006 non sono rimasti un anno in piu' per ridare l'assalto al titolo?

Simone ha detto...

Tutta questa incertezza,che abbassa notevolmente il livello qualitativo dell'Ncaa,può però consentire i colpacci di drellas* come West Virginia e Butler.
Il Torneo,scrivendo di prebende televisive,si vende meglio con le storie sorprendenti;Villanova docet.

*dracula+cinderella,il nomignolo che Lou Reed coniò per Andy Warhol..

Miky ha detto...

@Simone, Rob, Mr.Olivari
E' come essere presi in mezzo tra due fuochi: da una parte vedi inesorabilmente la qualità che scivola via sempre più velocemente abbassando il livello generale dell'NCAA, dall'altra questo abbassamento provoca, come Simone ha ben detto (spaziale quella su Lou), un innalzamento dell'incertezza grazie (o causa..) all'ascesa di squadre di medio livello che sono però riuscite a coltivare progetti maggiormente solidi (biennali, triennali..) con le varie nidiate di giocatori, rispetto ai grandi atenei che attirano gli one-n-done come le rockstars per le groupies.
La domanda è se questa dilatazione della competitività al massimo livello NCAA valga il prezzo della perdita della qualità assoluta nel giro di un anno. Per ascolti, marketing ed emozioni sì...per lo Spirito del Gioco (per non parlare dell'esperienza umana), che sia collegiale o pro, sarei già molto più dubbioso.

Comunque, come nella prima metà di questo decennio l'epidemia dei liceali direttamente in The League dilagò tra i migliori 18enni high schoolers a velocità paurose con risultati a volte imbarazzanti (clamoroso Kwame #1, Leon Smith, Cisse..con draft 2001 zenit del fenomeno, 3 liceali nelle prime 5 posizioni), così il fenomeno degli one-and-done rischia di rovinare le carriere di giocatori come Orton che, trascinati dall'ondata (qui parliamo di mezza squadra dove hai giocato che compie il grande passo, anche se parlo in generale..) e comprensibilmente bramosi di soldi e celebrità, interrompono un percorso tecnico che definire grezzo è un complimento per scoprire poi a Giugno la barcollante realtà dei contratti non garantiti del secondo giro, o peggio, della non chiamata sul palco della green room da parte di Mr.Stern (Europa off-limits, di "qua" la gestione di un team non consente di "aspettare" un giocatore).

Si sta aprendo un nuovo orizzonte: se, come appurato, i giocatori al college saranno allenati per quell'unico anno da reclutatori più che da tecnici, fermando di fatto la crescita tecnico-tattica degli stessi, l'Nba nel giro di pochi anni potrebbe assorbire tantissimo materiale non ancora pronto per quel tipo di scenario, abbassando notevolmente la qualità del gioco, sempre più orientato su doti fisico-atletiche dato che con quelle tecniche-mentali il gap sarà sempre più elevato, salvo poi azzerarsi (negativamente) con il completo ricambio generazionale (e la mancanza quindi di un esempio e di un confronto con i "migliori"). Visione apocalittica e provocazione, ovviamente..ma mi piace lavorare di fantasia...

nanomelmoso ha detto...

sempre più soldi nella nba , possibilità di farsi male al college e di non prendere un euro per quel talento intravisto fanno si che i giovini decidano di saltare subito nella nba.

mi sa che presto la nba dovrà pensare ad una specie di farm sistem come quello del baseball.

Alla fine hanno già la nbda per cui non sono lontani dall'arrivarci e forse è la soluzione migliore.

certo il college dovrebbe insegnarti tante cose permetterti anhce di divertiti un po ma i giocatori studenti spesso imparano per procura no? e poi non tutti hanno la testa per laurearsi.