Stadi di calcio senza recinzione fra tribune e campo, questo il sogno del ministro dell’Interno Roberto Maroni da realizzarsi entro la fine del prossimo campionato. Con il morale altissimo per i sondaggi di Pontida che lo danno in cima alle preferenze degli elettori leghisti per il dopo-Bossi, Maroni è stato invaso da un ottimismo alla Tonino Guerra e al Viminale ha fatto questo annuncio.
Ovviamente il tema forte era però la tessera del tifoso e la sua discutibile efficacia, del genere ‘eviriamo tutti e quindi riduciamo il numero di stupri’. I numeri sono però difficili da discutere: nella scorsa stagione calcistica le partite con feriti negli stadi sono diminuite del 20% rispetto al precedente campionato e del 56% rispetto al campionato 2005-2006 (quello prima della morte dell’ispettore Raciti). Entrando nel dettaglio, il numero dei feriti tra i civili è diminuito rispettivamente del 27% e del 58% e quello dei feriti tra le forze di polizia del 36% e dell’81%. Sono numeri che valgono più degli editoriali anti-tessera del tifoso, in cui anche noi ogni tanto ci esercitiamo. Perché la tessera altro non è che una schedatura, culturalmente diversa dalla carta fedeltà del supermercato che non è mai obbligatoria mentre la tessera (in certi casi una carta di credito mascherata) lo è diventata. Perché l’intesa sottoscritta con Figc e i presidenti delle tre leghe (uno in partenza, Beretta, e due a capo di campionati dalla credibilità inesistente) prevede espressamente che tutti i biglietti destinati alle tifoserie ospiti vengano venduti solo a possessori della tessera, se residenti fuori regione (o fuori provincia, nel caso di un Atalanta-Milan) e che ci si possa abbonare solo avendo già ricevuto la mitica ‘card’. La novità vera è che la gestione della tessera passa dal ministero alle varie Leghe, che a cascata investiranno della rogna i singoli club: sarà divertente oservare le modalità del rilascio, anche in realtà di serie A, visto che nelle sua vecchia versione la tessera è arrivata anche a casa di pregiudicati. Conclusione? E’ incredibile che il numero di spettatori negli stadi, rispetto al 2005-2006 (l’ultimo campionato dell’era Moggi) sia rimasto nella sostanza invariato (anzi, per la precisione c’è un più 0,9%), pur ricordando che adesso ci sono Napoli e Genoa, mentre è meno incredibile che la Lega di Maroni abbia perso il voto degli ultras in alcune realtà geografiche per lei decisive.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it
(già pubblicato sul Guerin Sportivo)
8 commenti:
ma la tessera del tifoso che utilità ha che non si possa già inserire nel biglietto/abbonamento nominale?
voglio dire: quando mi faccio il bigletto al botteghino do la patente/carte d'identità e il pc (collegato ai dovuti archivi) controlla se può emettermi il biglietto o meno.
Il resto è tutta fuffa illiberale che io, nonostante sia pulito e figlio di finanziere, non farò mai
oer sempio adesso se perto l'abbonamento me lo ridanno ... se voglio prestare l'abbonamento nominale posso trasferendo il diritto ad un altra tessera del tifoso ...e sinceramente non mi sento più o meno schedato del dover dare la c.i. ognivolta che devo comprare il biglietto
la differenza c'è: il biglietto nominale non è una schedatura preventiva!
ma ci rendiamo conto che la tessera è lo stato che dichiara apertamente di non poter perseguire uno dei propri obiettivi, ovvero garantire l'ordine? è come se dicesse "visto che non possiamo fermare i criminali, mettiamo tutta la gente onesta in carcere per proteggerla!"
Per me è una cosa da pazzi! è antiliberale perchè si limita una mia libertà preventivamente (= io posso pure voler andare al campo per fare bordello, ma fino a quando non lo faccio dovrei avere gli stessi diritti degli altri, in caso dopo dovrebbero limitarmi la libertà!)!!! è un processo alle intenzioni è il Terrore!
Oltre ai problemi del trasferimento, con l'efficienza che cambia a seconda del club, ci sono anche quelli nel regalare un biglietto comprandolo fin dall'inizio per un altro...motivatissimo a comprare due biglietti di Champions per il compleanno di un amico, non avevo la tessera Cuore rossonero e ignoravo se l'avesse l'amico...così ho lasciato perdere...anche al netto di Napoli e Genoa che sei anni fa non erano in A, trovo incredibile che le presenze in A non siano crollate...pur di non stare in famiglia si supera qualsiasi ostacolo...
Direttore, ho giusto rinnovato l'altro giorno il mio abbonamento dell'Inter per la quattordicesima stagione consecutiva: non ho la pay tv, per il calcio ho pochi soldi da "investire", preferisco farlo per relativamente poche partite, ma dal vivo, perché come si vede la partita dal vivo non si vede con nessun tipo di HD. Questo lo spirito cui vado allo stadio.
Al netto dei discorsi sui massimi sistemi, che lascio ad altri, devo esser sincero: dover sottoscrivere la mastercard "siamo noi" (ma poi, che cazzo di nome è?), non mi ha cambiato la vita, né, tantomeno, mi ha creato problemi (sottoscrivendola contestualmente all'abbonamento mi è stata assegnata gratuitamente).
D'accordo, nel caso non mi possa recare allo stadio in qualche occasione è pressoché impossibile cedere l'abbonamento a qualcun altro, visto che tifosi non abbonati che abbiano però la mastercard dell'Inter non sono tanti.
Ma per il resto, davvero, per chi è abbonato non vedo particolari problemi.
Poi è vero, si tratta di una schedatura, però il calcio per me è solo un hobby, nel momento in cui non voglio esser schedato non mi abbono più e la mia vita prosegue ugualmente, i discorsi sulla libertà, che sono giustissimi e che di principio condivido in pieno, li lascerei ad altri ambiti ben più vitali.
Insomma, non so se sia efficace (anche se a me qualsiasi cosa disturbi gli ultras crea sommo godimento) o meno, probabilmente è vero che a chi compera i biglietti per andare allo stadio occasionalmente può creare tanti problemi, ma, per quel che può valere, dopo ormai una stagione di utilizzo, io non ho avuto particolari problemi con questa benedetta tessera del tifoso. Ma, ripeto, è solo una testimonianza personale.
Sono d'accordo che un dibattito sul garantismo e sulla privacy debba partire da situazioni più importanti della tessera del tifoso, di sicuro l'abbonato che più o meno usa sempre la tessera che ha acquistato non ha avuto grandi cambiamenti. Non sono invece d'accordo nella criminalizzazione preventiva degli ultras (quasi sempre abbonati, fra l'altro) e del tifo organizzato in genere, che sono quanto di più lontano dalle mie idee (qualsiasi gruppo annulla o ammorbidisce il senso critico, vale per il calcio come per la psicoanalisi) ma che secondo me vanno criminalizzati'dopo' quello che eventualmente fanno.
Direttore, sul piano teorico perfettamente d'accordo con Lei: sul piano non dico concreto, ma ancor più semplicemente... umano, mi lasci almeno sogghignare con pizzico di malizia e cattiveria quando la curva passa mezz'ora di partita a protestare contro la tessera del tifoso snocciolando slogan ed esibendo striscioni addirittura "impegnati", per non parlare dei capolavori di "fanzine" che ogni tanto distribuiscono per "coinvolgere tutti i tifosi" in questa lotta per libertà (spettacolare, non ricordo se durante questa stagione o la precedente, una lezione di diritto costituzionale!)...
Tralasciando il fatto che a questa gente dovrei spiegare che a me hanno creato ben più problemi gli ultras che non la tessera del tifoso, in concreto non sarà giusto, ma sotto sotto a veder come si incazzano, godo, anche perché, come detto, stiamo parlando pur sempre di una "schedatura" per andare allo stadio, non per lavorare, per vivere in casa propria, per circolare liberamente per le città, per comunicare, ecc.
Non ho fatto la tessera, ma più per problemi familiari che hanno ridotto a zero nello scorso campionato le mie presenze allo stadio. Non ne sono contrarrio a priori, tanto con il biglietto nominativo già mi facevo identificare prima. Sarebbe opportuno eprò che le regole fossero dappertutto uguali e in ogni stadio rispettate nello stesso modo e così non è. Quanto agli spettatori, occorre fare un camparazione più generale e non limitarsi a due anni, nemmeno consecutivi di raffronto. Diciamo che evitare le trasferte dei gruppi organizzati è stata, nei fatti, la soluzione più logica per uno Stato troppe volte incapace di adeguate reazioni. Ma anche una sconfitta evidente del suddetto.
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