L'ultimo giorno di questo Indiscreto

Stefano Olivari
L'ora è arrivata. Indiscreto migra su una nuova piattaforma, Wordpress, per dare inizio a quella che nelle ambizioni è una svolta professionistica e nella realtà un miglioramento del sito che consentirà di tradurre in pratica alcune idee. La quantità dei post (quasi 3.600) e quella dei commenti (oltre 140.000) imporrà qualche giorno di stop per portare tutto nel nuovo mondo senza perdere una sola virgola del nostro/vostro passato: 12 anni in cui abbiamo scritto tutto e il contrario di tutto, su sport e dintorni, attirandoci simpatie e antipatie. Dalla serata di giovedì 19 aprile fino alla mattina di martedì 24 aprile non sarà possibile inviare commenti né per noi aggiornare il sito. Un disagio che speriamo venga compensato da una qualità migliore, non solo nei contenuti, ma anche nel modo in cui potranno essere letti e soprattutto commentati.

La versione di Stakhovsky

La traduzione di un'intervista che ci ha colpito per il modo diretto in cui il tennista ucraino spiega la realtà quotidiana del suo mondo. L'età media dei professionisti sempre più alta, i guadagni che coprono a malapena i costi di trasferta, la scomparsa dei campi veloci, gli schemi di Djokovic, i guadagni dei grandi, l'idea respinta di Nadal, i nemici di Federer, il prezzo dei biglietti aerei, i premi degli Slam, le scommesse dei giocatori, la neutralità svizzera e la politica dell'Atp.

L'ultima battaglia del signor Mivar

di Fabrizio Provera
I Mondiali di Spagna del 1982. La vittoria di Alberto Cova ai primi Mondiali d’atletica di Helsinki, nel 1983. Le Olimpiadi di Los Angeles del 1984 e di Seul nel 1988, che sancirono il disgelo sportivo capace di anticipare il crollo del Muro di Berlino. La vittoria della nazionale di basket agli Europei del 1983, in Francia. Cosa accomuna questi eventi, al di là della nostalgia? Il fatto che oltre un terzo degli italiani, dal divano di casa o dal bancone di un bar, li abbia seguiti davanti a un televisore Mivar, la fabbrica fondata a Milano nel 1945 da Carlo Vichi, classe 1923, e dal 1963 stabilmente insediata ad Abbiategrasso, città della provincia milanese balzata agli onori della cronaca negli anni Ottanta grazie a un discorso di Ciriaco De Mita, dal palco di un congresso della Democrazia Cristiana.

L'ultimo treno dell'Ambrì Piotta

di Igor Lario Novo
Non è ancora finita la stagione dell'Hockey Club Ambrì Piotta (HCAP), costretto come già l'anno scorso allo spareggio con la promossa dalla Lega Nazionale B e ringraziando il salvagente ancora offerto da regolamenti francamente discutibili. Campionato 2011-2012 iniziato invero con un minimo di buoni risultati, che avevano anche fatto intravedere la possibilità di stare sopra la riga e qualificarsi ai playoff. Nei quali forse l'Ambri non avrebbe potuto vincere nulla (o anche senza forse) ma nei quali nulla sicuramente gli sarebbe stato chiesto di vincere. 50 partite di regular season nella quale, almeno da gennaio in poi, la luce è andata invece spegnendosi. Fino al buio totale e il penultimo posto.

Il Muro del Calcio 3.8

Interventi su calcio e dintorni, dal 3 aprile 2012 fino a un numero di commenti che non raggiungerà di sicuro la mitica quota 5mila. Non perchè manchino gli argomenti o le persone, anzi per fortuna sia gli uni che le altre sono sempre di più, ma perché nel fine settimana pasquale daremo una botta decisiva alla versione Wordpress di Indiscreto e in quello successivo (con due giorni probabili di buio, per la migrazione dei post e dei commenti del passato) metteremo in linea tutte le novità che in questi giorni stiamo mettendo a punto. Niente di rivoluzionario, solo un po' di ordine grafico e quello che in cialtronese potremmo definire fine tuning. E' questa insomma l'ultima versione 3 punto qualcosa del Muro del Calcio, fra poco comincia l'era del 4. Con il ritorno di pregevoli trovate, come il pollice verso, unite a novità come la possibilità di dare ai commenti una sequenza qualitativa e non solo cronologica. Per il resto solite non regole...

Per chi suona la lira

di Anna Laura
Le cose ce le dicono, nel loro solito modo. Ma noi non ascoltiamo e non capiamo. Un servizio non reso dai media del servizio pubblico come la Rai, di cui sono fortunata abbonata. La tras-mission della Gabanelli sull'abolizione del contante è un autentico manifesto del gioco sporco sui nostri soldi. Alcuni commenti sui giornali evidenziano l'incongruità delle ragioni che il sistema adduce per limitare il contante, riassumibili in un solo punto: il costo di produzione delle banconote. Ora, in Europa circolano circolano 14 miliardi e 418 milioni di banconote per un totale di 857 miliardi di euro di valore nominale. In Italia ne circolano per poco più di 100 milardi di euro. Se è vero che c'è questa evasione di 200 miliardi di euro, queste banconote devono essere usate in transazioni "alla velocità della luce" per generare tale furto all'erario in termini di evasione.

Troppa Euphoria

di Alvaro Delmo
La Svezia è la favorita di quest'anno, inspiegabilmente aggiungiamo noi. Almeno stando ai bookmaker (e non solo) la bruna Loreen potrebbe infatti finire per aggiudicarsi lo Eurovision Song Contest Edizione 2012 proponendo una canzone piuttosto ripetitiva su un arrangiamento che cerca di essere evocativo tramutandosi invece in un fastidioso pasticcio senza troppa originalità. In effetti al di là della classica infornata di voti che arriveranno dagli altri Paesi scandinavi il tam tam che si sta facendo attorno alla partecipante svedese (di origini marocchino-berbere) le garantirà con tutta probabilità il passaggio in finale e successivamente un posto nella Top 5. Abbiamo letto sui vari forum dedicati alla manifestazione che qualcuno ha accostato Loreen a Kate Bush, ma considerato che anche le nostre sono solo opinioni evitiamo di accanirci più di tanto su questo azzardato paragone.

Aria di Crysis

di Stefano Olivari
Ogni appassionato di videogiochi ha una o più nicchie di maniacalità: non amando le vicende troppo complesse, le nostre sono gli sportivi (dopo un periodo snob siamo stati travolti da Fifa Street) e gli sparatutto, per gli amici shoot'em up. In questo secondo girone uno dei nostri preferiti è Crysis, il cui labile pretesto per parlarne è fornito dall'imminente uscita della terza versione con novità che valuteremo sul campo ma che già adesso possiamo definire parente ma non rimasticatura delle prime due conosciutissime puntate. Di cosa stiamo parlando? 
di Libeccio
Mancano sei giornate alla fine e in mancanza di un fuorigioco su cui scannarci possiamo provare ad indovinare il futuro.  Juve che gioca con una aggressività come raramente si vede sui campi di calcio. Se la Juve vincesse il campionato (secondo noi lo vincerà) si apriranno contraccolpi seri nel Milan dove la posizione di Allegri si fa difficilissima con l'allenatore toscano che probabilmente andrà incontro ad una carriera simile a quella di Zaccheroni anni fa. Allegri è sostanzialmente un conservatore che si è trovato per le mani una squadra (non irresistibile) più forte delle altre in campo in un periodo in cui tutti sembravano soffrire di qualcosa di incompiuto (la Juve ancora troppo acerba e con una guida scarsa, la Roma troppo vecchia e senza una società alle spalle, il Napoli che pur cresciuto resta una incompiuta di fondo, l'Inter al minimo storico, ecc.).



La Juve, se vince lo scudo, forte del ritorno alla gloria che conta dovrà spendere soldi e non pochi per trasformare la squadra da competitiva in Italia a squadra che possa avanzare anche in Europa. Senza grandi investimenti l'Europa resta sostanzialmente inibita alla Juve se conserva almeno l'impianto attuale che, lo ripetiamo da tempo, è un impianto sostanzialmente privo di grandi tenori.



La Roma a seconda di come sarà il suo finale di stagione può implodere oppure dare forza al Progetto sostenuto dagli americani. Anche qui sono stati commessi molti errori complice anche il fatto che molto si è cambiato e molto difficile diventa vincere subito quando si cambia tanto. Se si qualifica per la Champions un grande risultato sarà stato raggiunto e questo potrà costituire la base di lancio per la prossima stagione. In assenza di questo risultato è difficile che il tecnico spagnolo possa passarla liscia. Insieme a lui molti giocatori sono in bilico (lo stesso Totti).



L'Inter per ripartire con un anno comunque interlocutorio dovrà cambiare tantissimo. Analizzando la sua situazione scopriamo che in pochissimi della rosa attuale sono destinati a restare compreso il giovane allenatore. Forse soltanto Zanetti e Samuel sono certi di restare, tutti gli altri essendo o in discussione oppure pezzi di mercato ancora appetibili (tra i più appetibili mettiamo JC, Maicon, Chivu, Snajider, Cambiasso, Pazzini, Forlan e forse per l'ultima occasione Milito). Serve a questo punto un tecnico di straordinarie qualità nel costuire qualcosa di nuovo e nel gestire giovani talenti ancora in predicato di sbocciare ad alti livelli. Forse la situazione più difficile considerato che l'Inter non può mai permettersi di restare uno o due anni alla finestra. Però è quello che accadrà e nella migliore delle ipotesi.



Cambierà probabilmente anche la guida del Napoli e anche la base tecnica sulla quale il nuovo allenatore dovrà cimentarsi. Mazzarri alla fine ha partorito un topolino e la proprietà (ma anche la tifoseria) gli imputa di non essere riuscito a portare a casa un trofeo importante pur avendo una squadra di indiscutibile qualità con due giocatori del calibro di Lavezzi e Cavani. Effettivamente alla fine Mazzarri ha pagato il fatto di essere scarsamente abituato alle alte quote. Un pò come Icaro.



Per la Lazio c'è il problema della inchiesta sulle scommesse che potrebbe condizionarne il cammino. Difficile dire cosa potrà dare e con chi. Sembra certa la partenza di Reja, ma non altrettanto certo chi arriverà al suo posto. Difficile che la Lazio possa fare molto in relazione alla capacità di spesa di Lotito che resta modesta. Il suo viaggiare tutto sommato alto negli ultimi anni è in larga parte dovuto al livellamento in basso del campionato italiano.



L'Udinese non punta a vincere, ma soltanto a convincere critica e bilanci societari nei quali Pozzo è inarrivabile. L'Udinese è un impresa che come tale viene gestita. Non per gloria e divertimento, ma per incassi duraturi e i gain che riescono a mietere abbondanti su ogni operazione di mercato. Resterà nel solco delle grandi, ma senza porsi il problema di stare avanti. Un pò dietro forse è anche meglio.

La Fiorentina sembra oramai uscita stabilmente dall'elenco delle squadre che contano. Sembrano tornati i tempi dei Pontello......



Libeccio

Quando eravamo Giganti

di Oscar Eleni
Nostalgia per i giornali di basket, il cappello di Petrucci, la stanchezza di Cantù, la suscettibilità senese, il generale di Armani e le fisime di Ivkovic. Voti a Giachetti, Basile, Caja, Travis Diener, Sacripanti, Djordjevic, Belinelli, Bargnani e Sabatini.

Il Muro dello Sport

Alle solite due regole dei nostri forum se ne aggiunge una terza: vietato parlare di calcio. Non per snobismo, ma solo perché almeno qui non vorremmo sentirne parlare...

La categoria di Morosini

di Anna Laura
Se mai avessimo il sospetto, avessimo la tentazione di appartenere ad un'altra dimensione, ci pensano i media a ricordarci la loro verità: siete di passaggio. La scelta di mostrare in maniera ripetuta, all'interno della stessa trasmissione, la morte sul campo di Piermario Morosini, va al di là del diritto (???) di cronaca. E' il diritto ad ammonire che il fato esiste e lotta insieme a noi, più spesso contro di noi. Una vera e propria induzione negativa, anzi emotiva. L'andazzo mediatico insiste con interviste dolorose e addolorate, con dovizia di particolari ed intervento dei professionisti del cordoglio con il ricordo già in canna. Se posso dirlo, sono nauseata.

La grande stagione di Debra Morgan

di Stefano Olivari
Ecco, ci mancava giusto l'incesto. Però ci siamo andati vicini, nella sesta stagione di Dexter con messa in onda su Fox Crime appena terminata. Dexter è uno di quei tanti telefilm contemporanei, quasi tutti americani, che fanno sembrare di una povertà espressiva imbarazzante quelli anche solo di una ventina di anni fa. Non è questione di mezzi a disposizione, non c'è alcun effetto speciale né in Dexter né nel 90% dei prodotti che attualmente hanno successo (nostro preferito il superbasic, girato quasi tutto in interni, In Treatment: quando arriva la terza stagione, con Debra Winger fra i pazienti?). E non possiamo affermare, in maniera generica, che gli sceneggiatori di adesso siano migliorati. Grazie alla tecnologia è cambiato invece il pubblico, somma di nicchie (a volte nemmeno tanto piccole) e non più massa da coinvolgere con storie e ritmi alla portata (anche etica) di tutti. Con livellamento verso il basso, non per colpa di un grande vecchio ma solo della diversa modalità di visione. Vi interessano in media di più i programmi che vedete da soli a mezzanotte o quelli che subite in famiglia alle ventuno?

Lo stile di Albert Spaggiari

di Fabrizio Provera
Come facevamo da piccoli, immaginiamo di essere Jim Brewer... Forse sarà colpa del fatto che sono nato nella contea di Cook, a Maywood, Illinois, periferia urbana di Chicago, dove d'inverno fa molto freddo, ma non riesco a capire come la vostra televisione di Stato - regno una volta di Aldo Giordani - abbia potuto preferire una partita di hockey tra Bolzano e Valpusteria, località peraltro molto gradevoli che visitai durante gli anni italiani, allo straordinario incontro della mia Cantù contro la Montepaschi Siena. Freddo contro caldo, passione contro disinteresse, coraggio contro scelta mal ponderata e mal calcolata. Possiamo starci a ragionare per ore, ma è oggettivo - come diceva un professore di lettere, alla mia Provasio High School, circa l'idea di Bellezza di Dante e della Commedia - che sia stato un errore madornale.

Non c'è più la musica di una volta

di Stefano Olivari
Finalmente qualcuno che prende in giro la folle ossessione per il passato di quasi tutta la cultura contemporanea, nelle sue varie declinazioni. E' il critico musicale Simon Reynolds, nel suo difficile e per molti aspetti profondo Retromania - Musica, cultura pop e la nostra ossessione per il passato, in Italia edito da Isbn. Un libro difficile perché pieno di riferimenti musicali sconosciuti ai più, sia a livello di nomi (chi sono i Temperance Seven?) che di genere (cos'è l'hypnagogic?), ma profondo proprio perché scava nelle ragioni ultime della nostra rivalutazione o ipervalutazione anche di ciò che 'ai suoi tempi' era considerato marginale. Siamo ben oltre la tiritera del Totò snobbato dalla critica (detto fra parentesi, lui era un genio ma i film rimangono orribili anche a sessant'anni di distanza), siamo in piena patologia.

Schwazer guadagna più di Wade

di Stefano Olivari
Dopo due Giochi Olimpici, quelli disastrosi sotto la guida di Larry Brown e quelli d'oro con Coach K, la super-generazione del draft 2003 per Londra vorrebbe, incredibile, essere pagata. Il pensiero di (quasi) tutti è stato espresso da Dwyane Wade, che non ha parlato di ingaggi ma solo di revenue sharing riguardanti la vendita delle magliette della squadra olimpica: niente di particolarmente eversivo, anche se a leggere i commenti sui vari siti sembra che ai Giochi partecipino solo dilettanti. Quando c'è gente stipendiata dallo Stato per tirare di fioretto o lanciare il martello, la morale viene fatta ai giocatori NBA, che sarebbe l'unica lega di basket al mondo che non ha bisogno dei mitici patron disposti a sopportare un rosso perenne nei bilanci.

Da Auschwitz al Commodore 64

di Stefano Olivari
We need to build computers for the masses, not the classes, questa la frase più famosa di un uomo poco portato per gli slogan epocali. La recente scomparsa di Jack Tramiel ci esenta dallo scrivere che era un maestro di giornalismo, anche perché per sua fortuna non era un giornalista ma una persona che con il Commodore 64 ha reso meno triste il mondo, in maniera non dissimile da quanto fatto da Steve Jobs con il Mac. E senza nemmeno tirarsela da guru. Tramiel non era un tecnico e nemmeno un designer, ma un imprenditore americano che aveva iniziato negli anni Cinquanta con le macchine per scrivere ed aveva raggiunto il successo con i calcolatori.

Lo spazio per Carmelo Anthony

di Oscar Eleni 
I ramoscelli di Scariolo, la carta di Siena, la speranza in Fontecchio, i telecronisti imitatori, la miscela dei Knicks,l'Armani di Lissone, il capolavoro di Sacchetti, gli arbitri contro Treviso, le rotazioni di Milano, la salvezza di Montegranaro, lo sganciamento di Scavolini, la difesa di Caja. Voti a Meneghin, Goss, Reyer, Tucker, Biella e Polonara.

Rivoluzione a ottobre?

di Anna Laura
C'è qualcosa che passa sotto la definizione ricorsi storici che si va via via concretizzando: il mese di ottobre. Una rivoluzione a ottobre? Perchè no? I segnali ci sono tutti, dalla rivolta fiscale in Irlanda, ai conti truccati della Spagna, all'Imu italiana, alla vendita da parte di Bankitalia di parte dell'oro all'insaputa di tutti. Tutti segnali di stanchezza, di presa di coscienza che le tv e i media ricattati dal sussidio statale non riescono più a fermare.

Titoli sempre in rialzo

di Libeccio
Il clima positivo intorno alla Juventus, l'entusiasmo per Stramaccioni, i silenzi di Mediaset, Balotelli usato da tutti e lo sciopero di Luis Enrique.

In fondo a destra

di Italo Muti
La musica italiana non è fatta solo di Rose rosse, di Piccola Katy, di Sanremo più o meno truccati, di cantautori celebrati, di gruppi e solisti che scimmiottano tendenze inventate altrove. Ha anche nicchie che, seppur piccole, resistono con il perpetuarsi di onde che divengono sempre più forti nell’immaginario dei ragazzi, nonostante il rifiuto completo di mezzi da parte delle etichette più importanti. Mezzi che non si negano né al clone di qualcuno già famoso né alla ragazza televotata: rispetteremmo comunque il marketing, se solo di marketing si trattasse. La meno conosciuta di queste nicchie, per i media mainstream, è quella della musica di destra. E’ una storia lunga quella che lega la destra italiana alla musica, una strada quasi negata dai più, ma sempre vivida di talenti e indistruttibile, quasi come le canzoni di Marcello de Angelis, da Eri Bella a Nanni è partito. L’esistenza destrorsa silente (secondo il discutibile teorema che chi non è impegnato sia necessariamente di destra) di Lucio Battisti e la sua uscita dalla televisione di stato nei primi anni Settanta, senza che ci fosse una motivazione esplicita se non quella strisciante extraparlamentare dell’impegno a sinistra, sono lì a testimoniare che una destra in Italia non dovesse più esistere, insieme ai suoi simboli, in nessun campo.

Draghi del carry trade

di Anna Laura
Il giochino del carry trade (portare collaterali, ovvero garanzie che sono carta straccia perchè il mercato li valuta zero, alla Bce e ricevere denaro all'1% da reinvestire in debito sovrano al 6/7/8% a rischio zero) è gia finito. Pensava di essere "astuto" Draghi, permettendo e istigando con questa mossa gli industriali europei e le banche a investire e ad accaparrarsi fette di fabbriche extraeuropee, leggasi cinesi russe brasiliane indiane, ma gli altri non sono scemi.

La classe (1936) di Humperdinck

di Alvaro Delmo
Manca circa un mese e mezzo alla finale dello Eurovision Song Contest di Baku (Azerbaigian). Con questo intervento, che sappiamo essere gradito a molti e in particolare all'amico Dane, inauguriamo un appuntamento fisso con il quale intendiamo analizzare alcuni dei protagonisti di quella che potrebbe essere una delle migliori edizioni della manifestazione da molti anni a questa parte. Almeno musicalmente parlando. E cominciamo alla grande, dal Regno Unito che ha spiazzato un po' tutti iscrivendo un vecchio leone del bel canto come Engelbert Humperdinck. Ai più questo nome (d'arte) suonerà pressoché sconosciuto eppure il signore in questione, classe 1936 e dal capello alla Little Tony (o meglio alla Elvis, del quale era anche amico), è da considerarsi una vera star con all'attivo, riportano le biografie, circa 150 milioni di dischi venduti nel mondo a partire dagli anni '60 del secolo scorso.

Katy Perry e il senso del dovere

di Stefano Olivari
Chi non segue almeno per interposto ragazzo il mondo dei videogiochi non si può rendere conto di quale fenomeno sia The Sims, che dalla sua prima uscita (febbraio 2000) ha venduto oltre 150 milioni di pezzi. Tradotto in 20 lingue e disponibile in 60 diversi paesi, il gioco della Electronic Arts ideato da Will Wright (padre anche dello splendido Sim City, da consigliare agli aspiranti politici) è adesso arrivato alla sua terza versione e può essere considerato la serie di maggior successo nella storia dei videogiochi. A beneficio di chi è rimasto a Pong diciamo che in pratica si tratta di personaggi virtuali (i Sim, appunto), con loro tratti fisici e caratteriali, che vivono un vita completa come quelle di tutti noi, dalla nascita alla morte. Con gli stessi problemi (casa, lavoro, amicizie, eccetera) e la stessa tristezza di fondo. Onestamente il successo planetario del gioco ci risulta incomprensibile, visto che non esiste uno scopo (come nella vita vera, del resto), se non quello di andare avanti nella propria esistenza senza un vero perché. Fa un po' spavento vedere bambini alle prese con problemi di carriera...

Un anno a Kentucky

di Stefano Olivari
Quando nel marzo 2005 leggemmo la notizia della morte di Nicola Calipari ci vergognammo di 'pensare' il suo cognome con l'accento sulla seconda 'a', come quello di John Calipari. Ma purtroppo siamo fatti così, il basket ce lo sognamo (oltre che guardarlo) anche di notte. L'allenatore di Kentucky non è più un perdente di successo, ora che ha vinto il titolo NCAA dopo averlo annusato con Massachusetts e sfiorato con Memphis e la stessa Kentucky (unico allenatore, insieme al Rick Pitino incrociato in semifinale, ad avere portato tre diverse squadre alla Final Four). E la vittoria della favorita in una stagione con poche sorprese offre il pretesto per qualche considerazione su un basket che amiamo e seguiamo più per quello che è stato che per quello che è. Sarà anche che la maggior parte di quello che è stato l'abbiamo conosciuta attraverso libri e giornali e che solo dall'anno di grande grazia 1982 (vittoria della North Carolina di Dean Smith, con uno dei vari 'the shot' della carriera di Michael Jordan nella finale con la Georgetown di Pat Ewing) possiamo fare del bar su cose che vediamo almeno in televisione.

I tesserati di Pordenone

Realtà romanzesca a Pordenone, nell'Italia delle corporazioni che non si rassegnano a un futuro in cui sarà più difficile (purtroppo non impossibile, visto che da noi la riprovazione sociale per questa pratica è minima) raccomandare i figli. In pratica, come abbiamo letto sul Fatto Quotidiano a firma di Eleonora Bianchini, l'ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia ha denunciato Pnbox, una web tv di Pordenone. Il motivo fa sorridere: esercizio abusivo della professione giornalistica.

I brodi di Bufalini

di Oscar Eleni
La notte di Piazza Fontana, l'addio di un grande, gli arbitraggi da vomitino e un rimbalzista per Siena. Voti a Giuliani, Bourousis, Caja, Datome, Karl, Reyer, Cerella, Lega, Fip, Petrucci e Lanzarini.

L'Oasis di Balotelli

di Libeccio
Il calcio inglese oramai ha una sola star. Tutti gli altri sono considerati dal sistema mediatico figure di rincalzo. Parliamo di Mario Balotelli, naturalmente. E di come sia diventato ad una velocità pazzesca l'uomo più inseguito da fotoreporter, radio e tv, costruttori professionisti del gossip a tutti i costi. Ad una situazione già divampata si è aggiunta l'ultima ciliegina che abbiamo intercettato grazie alla BBC. In una recente gara contro il Tottenham Balotelli ha letteralmente strappato di mano la palla a due celebrati campioni del City (Aguero e Barry) per tirare un rigore da lui stesso procurato e che poi ha realizzato. Come tutte le persone dotate di un grandissimo talento naturale, Balotelli si comporta spesso in campo come se non sapesse cosa sta facendo. E' la regola numero uno di tutti i grandi talenti.

L'Italia di Pianigiani

Contro l'Olympiakos è sfumata l'ultima occasione della storia di Siena per mettere le mani, o almeno per sognare di farlo, sull'Eurolega. Il ridimensionamento del Montepaschi, inteso proprio come banca, porterà inevitabilmente a tagli alle attività collaterali (e a Siena tutto, ma proprio tutto, dipende dalla banca, non solo lo stipendio di Lavrinovic), danneggiando anche chi come la Mens Sana i soldi li ha sempre spesi con intelligenza. Per questo la brutta serie giocata contro la squadra di Ivkovic, con qualche fiammata (piaciuto moltissimo Zisis) soprattutto in garaquattro, segna la fine di un'epoca almeno in Europa.

Velocità dell'informazione

Life in the fast lane, ma gli Eagles purtroppo non c'entrano. In molte città italiane ci sono limitazioni al traffico nelle zone centrali: districarsi fra divieti, corsie preferenziali, ticket e orari è difficile, ma con un po' di impegno (basta leggere i vituperati giornali) ce la possiamo fare tutti. Inutile dire che nel Sud del mondo, tanto amato dai cantanti e dai poeti, la furbizia non è una vergogna ma un valore. Non come da quei tristi calvinisti, poco flessibili e senza il nostro sole. E così è accaduto a Milano che il pass per le corsie preferenziali (quelle, per intenderci, dove potrebbero in teoria circolare solo taxi, mezzi pubblici e mezzi di pubblica utilità) non sia più uno status symbol per furbi, per la mitica e non adeguatamente definita 'casta', ma è ormai a disposizione di cani e porci.

Senza bisogno di marchette

di Stefano Olivari
Siamo fuori da tutti i giri, in particolare da quello della letteratura su vampiri e dintorni. Per questo conosciamo Amanda Hocking solo per sentito dire e per genuina invidia, visto che la giovane (davvero, non come i cinquantenni europei) scrittrice del Minnesota è diventata famosa per avere venduto più di un milione di ebook in meno di un anno ma soprattutto per essere diventata un'icona del self-publishing. Sia pure solo a livello ebook, visto che sull'onda del successo web i suoi libri in versione cartacea sono stati pubblicati da un editore tradizionale come St. Martin's Press. Siccome tutti, noi per primi, abbiamo grandi libri nel cassetto, abbiamo trovato interessante l'intervista concessa dalla Hocking al sito mediabistro.com. Questo il link, inutile copiarla, di nostro aggiungiamo che pur avendo la biografia perfetta per tenere la parte dell'outsider che ce l'ha fatta contro il sistema cattivo, la Hocking non si ritiene un'artista maledetta ma una scrittrice che aveva solo il problema di farsi conoscere.

Vecchi microservi

di Stefano Olivari
In giro a quest'ora? Non ha niente di meglio da fare? Le classiche domande che ci facciamo quando vediamo qualcuno per la strada alle undici del mattino, quando legittimamente gli interrogativi potrebbero essere ribaltati su chi osserva. In realtà la vera domanda, che non abbiamo il coraggio di fare nemmeno a noi stessi, è la seguente: come fa a non essere in questo momento collegato al web e quindi al mondo? Magari in questo momento stanno accadendo cose importantissime e lui/lei è lì davanti a quella stupida vetrina a perdere tempo... I dati, come spesso accade, ci danno torto, perché secondo l'ultimo report di Audiweb (relativo a febbraio 2012) nientemeno che 39 milioni e 440 mila italiani risultano collegati al web attraverso computer.

Tolkien a Desio

di Fabrizio Provera
"Amo solo ciò che difendo: la città degli uomini di Nùmenor; e desidero che la si ami per tutto ciò che custodisce di ricordi, antichità, bellezza ed eredità di saggezza". Dunque onore a Claudio Limardi, che sul trasferimento della Bennet Cantù dal glorioso Pianella di Cucciago al PalaDesio (non solo per le gare di Eurolega ma anche per play-off e campionato) ci aveva proprio azzeccato. E' una scelta che condividiamo, senza se e senza ma. Complimenti a Luca Orthmann e ad Anna Cremascoli, che il 12 aprile-contro Siena ci faranno rivivere le notti magiche del Palagladiatori brianzolo, dove gioverà ricordare che Cantucky ha affossato il Bilbao capace di stendere l'immenso Cska, nonché il Maccabi a un passo dall'eliminare il Panathinaikos dei sempre immensi - anche se parecchio giù di tono, alla Nokia Arena di Tel Aviv- Diamantidis e Jasikevicius. Ma come ci andiamo, noi villani canturini, al Paladesio? Segnati dal rimorso, dalla nostalgia? A cuore spezzato? Niente affatto. Ci andiamo memori delle parole che J.R.R. Tolkien, molto prima che Il Signore degli Anelli diventasse un film di Peter Jackson, scrisse decenni fa.

Vale tudo

di Stefano Olivari
La grande fiducia in Stramaccioni, l'immortale Ashton Kutcher e l'esperienza di Miccoli.